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Perché vuoi diventare truccatore? Un viaggio introspettivo verso una scelta consapevole

  • Immagine del redattore: carlabelloni
    carlabelloni
  • 13 apr
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 9 mag



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C’è una domanda che dovresti portare con te, prima ancora di scegliere un corso, un’accademia, una strada:

  

Perché vuoi fare il truccatore?


Quando si inizia a pensare di intraprendere il percorso per diventare truccatore, la prima risposta che emerge è spesso istintiva: la passione per il trucco personale, l’attrazione irresistibile verso i negozi di cosmetici, il piacere di trasformare il proprio look ogni giorno.  

Ma fermarsi a queste sensazioni superficiali rischia di non cogliere la complessità e la profondità di questa professione.  

La domanda "Perché voglio fare il truccatore?" merita invece un momento di autentico ascolto di sé, un'indagine sincera sulle emozioni più profonde che si provano nel pensarsi non più solo a truccarsi, ma al servizio degli altri.

Essere truccatore non significa infatti perfezionare l’arte di truccare se stessi. Significa studiare tecniche, certo, ma anche sviluppare una cultura estetica, storica, psicologica. Significa acquisire strumenti teorici e pratici per entrare nei mondi più diversi, adattandosi a contesti, esigenze, linguaggi e atmosfere.

È fondamentale quindi soffermarsi e interrogarsi:  

In quale universo creativo immagino di esprimermi? 

Mi emoziona di più l’idea di lavorare sul set cinematografico, dove il trucco è costruzione di personaggi, creature irreali, narrazioni visive?  

Oppure sento vibrare qualcosa di profondo pensando al backstage televisivo, dove la velocità, la precisione e le tecniche si mescolano alla magia della diretta?  

Forse è il teatro a chiamarmi, con i suoi riti, la sua tradizione, il trucco che da secoli dà vita a maschere, espressioni, emozioni?  

O ancora, mi sento più affine all’adrenalina delle passerelle di moda, ai ritmi frenetici del fashion world, alla costruzione di look che devono essere d’impatto, perfetti e in grado di comunicare tendenze?

E se invece la mia natura fosse più artigiana, più manuale?  

Se la creazione di protesi, di effetti speciali, di parrucche mi regalasse quella sensazione unica di "costruire con le mani" mondi immaginari da vedere prendere vita?  

Oppure, ancora, se la mia vocazione fosse quella di incontrare le persone comuni nei loro momenti più speciali, una sposa nel giorno più importante, una ragazza che compie 18 anni, una madre che celebra la nascita di un figlio e condividere con loro un gesto di bellezza, di cura, di emozione autentica?

Queste domande non sono semplici esercizi di riflessione: sono l’inizio di un orientamento profondo.  

Leggere dentro di sé i propri moti emotivi permette di costruire una consapevolezza che sarà fondamentale non solo nella scelta del percorso formativo, ma anche nel modo in cui si vivrà questa professione.

Ogni emozione che senti in questo viaggio interiore è una bussola.

Ascoltala.

Non scegliere mai sulla superficie.  

Non è un mestiere effimero, il nostro.  

È una professione viva, densa, fatta di conoscenza, tecnica, cultura e capacità di sentire.  

Ogni ambito, cinema, teatro, moda, televisione, eventi privati, richiede dedizione, studio, visione e una passione che sa trasformarsi in competenza solida.

Quando vi approcciate alla scelta di un'accademia o di un corso di formazione, siate esigenti.  

Partecipate agli open day offerti dalle accademie con spirito critico: chiedete di vedere i programmi didattici, richiedete una guida allo studente, fatevi spiegare nel dettaglio quali materie si studieranno, quale spazio verrà dato alla pratica e quale alla teoria.  

Informatevi leggendo articoli, interviste a truccatori celebri, scavando tra le righe per cogliere informazioni pratiche, ispirazioni vere e dettagli che vi aiutino a chiarire quale possa essere il vostro cammino.

Non abbiate paura di cambiare idea in corsa: è normale iniziare un percorso credendo di voler lavorare in un ambito e poi scoprire di essere attratti da un altro settore.  

Il cambiamento non è un fallimento, è crescita.

Quello che conta è non rimanere mai in superficie.  

Non basta amare rossetti e fondotinta per scegliere di diventare truccatori.  

Serve riconoscere che si tratta di un mestiere vero, concreto, impegnativo, con regole, con specializzazioni precise, con un’etica professionale che va ben oltre l’immagine effimera che spesso il mondo esterno gli attribuisce.

Ogni settore cinema, teatro, moda, televisione, eventi privati, richiedono competenze specifiche, sensibilità diverse, una disposizione d’animo profonda verso l’altro e verso la narrazione attraverso il volto umano.

Porsi la domanda giusta, ascoltare le proprie emozioni autentiche e costruire un percorso formativo consapevole, è il primo vero atto di rispetto verso questo mestiere e verso se stessi.

Dove senti emozione, lì c’è la tua strada. Non smettere mai di cercarla.



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