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La formazione non è una riabilitazione: La vera sfida di un corso di Make-up

  • Immagine del redattore: carlabelloni
    carlabelloni
  • 9 apr
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 9 mag


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Iscriversi a un corso di make-up significa scegliere un percorso impegnativo, che richiede presenza mentale, costanza e serietà. Non è una parentesi consolatoria nella propria vita, né uno spazio in cui cercare approvazione o compensazioni emotive.  E lo dico per esperienza: anch’io, all’inizio, mi sono iscritta cercando una distrazione in un momento difficile. Non c’è nulla di male in questo, ma è importante sapere che, se si sceglie di restare, quel percorso va affrontato con responsabilità e consapevolezza. Ed è proprio grazie a quell’esperienza che oggi riesco a dare un consiglio onesto a chi si affaccia a questo mondo.  Perché, in realtà, è un contesto professionale in cui la crescita, personale e tecnica, avviene solo se si è disposti a mettersi in discussione con lucidità, lasciando fuori dalla porta giustificazioni, alibi e distrazioni.

Chi entra in aula portandosi dietro i propri pensieri, lasciandoli interferire con l’ascolto, rischia di perdersi ciò che conta davvero: l’occasione di apprendere. Che si tratti di una lezione teorica o di una dimostrazione pratica, ogni momento è prezioso per acquisire competenze, ma solo a condizione di essere davvero presenti. L’attenzione selettiva, le assenze mentali mascherate da presunta fragilità o da impegni personali, sono meccanismi di auto-sabotaggio che minano il processo formativo più di qualsiasi ostacolo esterno.

Non si può imparare a truccare senza osservare con cura, senza ascoltare con interesse, senza allenare la capacità di analizzare e interpretare. Ogni pennellata, ogni spiegazione, ogni correzione è un’opportunità di crescita che richiede partecipazione attiva. E questa partecipazione non si improvvisa: si sceglie, ogni giorno.

La superficialità, in questo contesto, non è solo un errore: è una rinuncia. Rinunciare ad ascoltare attentamente, a riflettere, a mettersi in discussione, equivale a privarsi degli strumenti fondamentali per affrontare un settore competitivo e in continua evoluzione. Chi vuole davvero fare la differenza in questo mestiere deve imparare prima di tutto a non raccontarsi scuse: non c’è “vita fuori” che giustifichi una distrazione quando si è in aula. La professionalità si costruisce nella capacità di distinguere il tempo della formazione da tutto il resto e di onorarlo.

Durante un corso di make-up, è essenziale mantenere una netta distinzione tra le sfide personali e il processo di apprendimento. Questo non significa ignorare le proprie insicurezze, ma piuttosto affrontarle in un contesto appropriato, lontano dalle aule formative. Il rischio di portare i propri problemi personali all'interno del percorso didattico è quello di compromettere non solo l’apprendimento, ma anche la propria crescita professionale.

In un ambiente istruttivo, l’obiettivo dovrebbe essere quello di lavorare intensamente non solo sulle abilità tecniche, ma anche sulla propria resilienza e capacità di adattamento. Significa non cercare scorciatoie emotive o lusinghe consolatorie. Non servono docenti che vi dicano quanto siete bravi per compiacervi, ma formatori in grado di offrirvi un confronto reale, anche quando mette a nudo le vostre fragilità operative. Il feedback onesto, anche se talvolta può urtare l’ego, è l’unico che apre la strada al miglioramento autentico. La vera soddisfazione non deriva da lodi facili, ma dal vedere i propri progressi nel tempo, frutto di impegno e dedizione. Ogni errore corretto, ogni difficoltà superata, rappresenta un passo avanti verso la professionalità.

È importante ricordare che il percorso di formazione è una preparazione per il mondo del lavoro, dove non sempre ci saranno persone pronte a farvi sentire bene a tutti i costi. Al contrario, ci saranno clienti esigenti, situazioni impreviste e momenti di pressione, per i quali è necessario essere preparati.

Un corso di make-up non è un rifugio, ma un laboratorio di trasformazione. E la vera sfida non è “farcela”, ma scegliere consapevolmente di esserci: con disciplina, rispetto e profondità. Solo così, al termine del percorso, ci si affaccerà al mondo del lavoro non con un attestato in mano, ma con una reale consapevolezza di sé e del proprio valore.


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