L’uso delle mani nel make-up arte o imprudenza?
- carlabelloni

- 5 apr 2023
- Tempo di lettura: 10 min
Aggiornamento: 9 lug

L'applicazione del trucco è un artigianalità complessa che richiede precisione, creatività e rispetto delle normative igienico-sanitarie. Tuttavia, è diventata una pratica diffusa per alcuni truccatori l'uso delle mani nella stesura del make-up, una tecnica che, pur avendo una certa tradizione, solleva molteplici questioni in termini di igiene e professionalità. Le mani, in quanto strumenti naturali, sono spesso ritenute dai truccatori uno strumento versatile e sensibile per l'applicazione di prodotti cosmetici. Molti brand chiedono ai beauty creator di applicare i prodotti cosmetici con le mani durante le sponsorizzazioni. Questa scelta “democratica” nasce dal desiderio di trasmettere un messaggio di semplicità e accessibilità, rendendo i prodotti facilmente utilizzabili da chiunque, anche da chi ha meno esperienza o abilità nel trucco. Nel privato, a casa propria, ognuno è libero di truccarsi come preferisce: applicare il fondotinta con le mani è del tutto naturale. Tuttavia, questo non può diventare un modello da seguire per un truccatore professionista, che, quando lavora su una terza persona, deve rispettare standard di igiene, L'uso delle mani per l'applicazione del make-up, oltre a sollevare questioni igieniche, può alterare significativamente la formulazione del cosmetico stesso. Spesso, chi difende questa pratica lo fa per ignoranza, senza considerare che esistono tecniche più vantaggiose per ottenere risultati ottimali. Alcuni professionisti credono erroneamente che l'uso delle mani riduca i tempi frenetici di un backstage, ma posso assicurare che un truccatore esperto, abituato a utilizzare strumenti appropriati, non impiega più tempo rispetto a chi usa le dita. Un altro mito da sfatare è che il risultato finale sia migliore quando si applicano i prodotti con le mani. Questa affermazione è discutibile, poiché l'applicazione manuale spesso produce un effetto disomogeneo, visibile solo attraverso strumenti ottici (macchina fotografica, videocamera) o sotto luci intense, e non a occhio nudo. Inoltre, molti dei sostenitori di questa tecnica hanno unghie lunghe e smaltate, un dettaglio che aggiunge un ulteriore interrogativo sulla loro conoscenza ed etica professionale. Oggi si sente ancora affermare che è meglio utilizzare le mani perché bisogna "scaldare il cosmetico con le dita per farlo aderire meglio e fonderlo con la pelle". Questa convinzione, purtroppo, riflette una scarsa conoscenza dei moderni cosmetici da parte di chi la sostiene. Infatti, questa pratica risale ai primi del '900, quando i cosmetici erano composti da cere, lanolina, grassi molto densi che richiedevano effettivamente di essere riscaldati per ammorbidirli e facilitarne l'applicazione, un po' come si fa con la plastilina. Con il progresso della chimica cosmetica, siamo ben lontani da quei tempi. Oggi, i cosmetici sono principalmente formulati con ingredienti sintetici, siliconici e olii minerali, progettati per essere facilmente applicabili senza bisogno di calore esterno. Pensare che si debba ancora "scaldare" il prodotto per farlo funzionare meglio significa ignorare un secolo di evoluzione tecnologica in questo campo. Anche da un punto di vista igienico considerare questa pratica è altamente discutibile, soprattutto nel caso di professionisti che lavorano a contatto diretto con i clienti. La pelle umana e le unghie ospitano una miriade di batteri, e se le mani non vengono igienizzate correttamente e frequentemente, possono trasmettere impurità e batteri ai prodotti e al viso del cliente, aumentando il rischio di infezioni cutanee, trasmissioni di germi, virus o irritazioni. Secondo le normative di etica professionale, i truccatori devono attenersi a pratiche igieniche rigorose, che includono l'uso di strumenti adeguati, come pennelli e spugne monouso, oltre all'igienizzazione regolare degli attrezzi. L'uso delle mani senza alcuna precauzione igienica è quindi non solo una trascuratezza, ma una violazione delle norme di sicurezza. Secondo me l’equivoco di utilizzare le mani come strumento applicativo del cosmetico è generato da alcuni formatori o esperti di trucco che continuano a trasmettere atteggiamenti e luoghi comuni comportamentali, ormai superati, ma radicati del passato. La storia del make-up narra che, in alcuni decenni del '900, i truccatori utilizzavano spesso le mani per l'applicazione del trucco, non avendo a disposizione gli strumenti e gli accessori che abbiamo oggi. La conoscenza dell'igiene era limitata o del tutto assente, i truccatori imparavano il mestiere attraverso l'esperienza diretta con i loro mentori, che a loro volta avevano acquisito competenze sul campo. Si racconta persino di un celebre truccatore italiano che applicava l'eyeliner utilizzando l’unghia del dito mignolo. Questi grandissimi truccatori del passato ci hanno lasciato in eredità l'arte del make-up, contribuendo all'evoluzione di questo mestiere e tramandandoci le tecniche fondamentali. Grazie alla loro creatività e alla loro esperienza, hanno gettato le basi su cui si fondano le pratiche moderne, permettendoci di costruire una professione che continua a innovarsi, ma che affonda le sue radici nelle conoscenze e nel talento di questi pionieri del trucco. I truccatori dell'epoca erano artigiani dietro le quinte, che progredivano mano a mano con lo sviluppo delle tecnologie video e dell'illuminazione. La mancanza di strumenti e di conseguenza di igiene non deve sorprenderci, considerando che non esistevano accademie di formazione né si dava grande importanza a competenze che oggi vengono considerate fondamentali. I tempi sono cambiati, e non è più ammissibile che un truccatore moderno non si sia evoluto di pari passo con questi cambiamenti. Oggi è indispensabile avere una preparazione professionale più approfondita e completa, che vada oltre il semplice tecnicismo. La conoscenza deve abbracciare sia la cultura del makeup che l'etica, con una particolare attenzione alla sicurezza e alla salute delle persone. Oggi ci troviamo in un'epoca in cui esistono strutture accademiche specializzate e la formazione è accessibile a tutti. Per questo motivo, l'ignoranza che ancora si riscontra in alcuni professionisti è del tutto inaccettabile. A questo punto mi domando: professionisti discutibili o hanno frequentato accademie con formatori non all’altezza?
Performer o truccatori: dove tracciare la linea?
È importante sottolineare che esiste una distinzione significativa tra i truccatori "performer", che usano il make-up come mezzo espressivo e artistico, e i truccatori che lavorano quotidianamente con clienti comuni o in backstage professionali. Performer di fama mondiale, come Alex Box e Pat McGrath, sono celebri per il loro approccio innovativo e sperimentale. Alex Box, ad esempio, è rinomata per il suo uso delle mani nell'applicazione del trucco, un approccio che conferisce alle sue creazioni un'impronta sensoriale unica. Il contatto diretto con la pelle le permette di modellare il make-up in modo fluido e intuitivo, come se ogni gesto contribuisse a plasmare un'esperienza tattile e visiva, elevando il trucco a una forma d'arte viva e dinamica. Proprio lei durante il Paris Fashion Week Spring 2016, in collaborazione con MAC cosmetics, per la sfilata di Issey Miyake, ha applicato il make-up soffiando sui cosmetici liquidi, applicati sul viso della modella, attraverso l’uso di una cannuccia creando un effetto unico e spettacolare. Questo effetto spettacolare poteva essere realizzato utilizzando strumenti come una pipetta, una pompetta o il soffio di un airbrush, che avrebbero permesso di ottenere un risultato identico in maniera più controllata e igienica. Tuttavia, l'unicità di questa esecuzione risiede nella performance artistica piuttosto che nelle soluzioni tecniche alternative. Il vero impatto è stato dato dall'atto performativo in sé, che ha catturato più attenzione e viralità del backstage rispetto al risultato finale sulla passerella. L'artista ha incarnato l'arte stessa, sfidando convenzioni e preoccupazioni igieniche, soffiando il cosmetico sul volto della modella con una cannuccia, ignorando germi e microbi per dare vita alla sua visione creativa. Allo stesso modo, Pat McGrath è conosciuta per l'uso delle mani come strumento principale, riuscendo a modellare densità cosmetiche e sfumature con un livello di sensibilità e controllo che pochi possono raggiungere. Questi Artisti, tuttavia, operano in un contesto completamente diverso. Il loro uso delle mani è parte di una visione estetica più ampia, un'estensione della loro arte. Le sfilate di moda e le esibizioni artistiche non sono contesti quotidiani e il loro lavoro è indirizzato più verso la creazione di un'esperienza visiva che non alla cura della persona o al rispetto di standard igienici convenzionali.
Non tutti truccatori sono ARTISTI
Mentre l'arte del trucco può variare enormemente tra contesti artistici e professionali, non tutti i truccatori possono permettersi di ignorare le normative igieniche. La distinzione tra performer e truccatori "commerciali" è chiara: i primi creano arte con le mani come parte di una performance unica; i secondi devono attenersi a standard di sicurezza per garantire il benessere dei clienti. Quando sento alcuni professionisti giustificare l'uso delle mani nel trucco facendo riferimento a nomi illustri del make-up, mi chiedo se siano consapevoli che questi artisti sono riconosciuti a livello mondiale come pionieri e performer. Questi grandi del settore non si limitano a truccare, ma creano vere e proprie espressioni estetiche, spesso lavorando in contesti che vanno oltre le regole convenzionali. È sorprendente vedere come, con una certa arroganza, alcuni affermino che se questi artisti possono permetterselo, allora chiunque possa fare lo stesso, ignorando il contesto e il livello di esperienza che li distingue.
Norme igieniche e rispetto per i clienti
Per i truccatori che non operano e non sono riconosciuti a questo livello di performance, ma che offrono servizi a clienti in contesti più tradizionali professionali, è fondamentale rispettare rigorosamente le norme igieniche. L'uso di pennelli puliti, strumenti disinfettati e, se necessario, guanti monouso e mascherina, dovrebbero essere la regola. Ogni cliente deve poter contare su un trattamento sicuro e professionale, e la trascuratezza in questo ambito può danneggiare la reputazione di un truccatore. Vorrei riportare come esempio un contesto in cui l'igiene è fondamentale e riguarda i set cinematografici. Molte produzioni, prima di iniziare la collaborazione, fanno firmare ai truccatori regolamentazioni rigide da mettere in atto durante le sessioni di trucco e i ritocchi. Su un set, la salute degli attori è una priorità assoluta, e qualsiasi trascuratezza igienica potrebbe avere conseguenze disastrose per la produzione. Infatti, gli attori possono ammalarsi a causa di virus o batteri trasmessi attraverso mani non igienizzate o strumenti contaminati utilizzati dai truccatori. Le produzioni cinematografiche, soprattutto quelle di alto profilo, non possono permettersi ritardi nelle riprese. Ogni giorno perso per la malattia di un attore si traduce in costi elevati e disagi organizzativi che compromettono la programmazione. Per questo motivo, le produzioni più prestigiose impongono rigorose norme igieniche che proteggono le loro star da potenziali negligenze da parte dei professionisti coinvolti nella costruzione del personaggio. Non basta mettersi una mascherina per coprire bocca e naso se poi non si mettono in pratica i protocolli igienici. L'uso di strumenti puliti e l'igienizzazione costante degli stessi è una misura obbligatoria in tali ambienti, e il mancato rispetto di queste norme non solo mette a rischio la salute degli attori, ma anche la reputazione del truccatore e l'efficienza dell'intera produzione. Più la produzione è prestigiosa, più esigente sarà nell'assicurarsi che tutte le pratiche igieniche vengano rispettate, sia per tutelare le star sia per garantire la continuità del lavoro senza imprevisti o interruzioni.
Rifletteteci!
Questo aspetto dovrebbe far riflettere: il rispetto delle norme igieniche deve essere sempre garantito, non solo in contesti dove esistono obblighi imposti. Un vero professionista non dovrebbe mai approfittare dell'ignoranza del contesto in cui opera o della fiducia del cliente. L'igiene deve essere applicata in modo uniforme e senza eccezioni, non solo quando è richiesto formalmente. È questa attenzione a distinguere un vero professionista e l'etica che lo contraddistingue. Minimizzare o banalizzare la salute di chi si affida a noi truccatori è, a mio avviso, un atteggiamento patetico e privo di senso umano. A volte trovo assurdo che debba ancora spiegare ai miei colleghi del perché sia importante l'igiene. È frustrante dover ribadire il rispetto dovuto ai clienti e ammettere che in certi contesti, come nei backstage di moda, la tutela della salute delle modelle venga trascurata. In conclusione, se non fai parte di quella piccola élite di performer artist, non sminuire mai il valore dell'igiene solo per mascherare la tua mancanza di professionalità.
Mancanza di regolamentazione ufficiale in Italia: ma è vero o soltanto superficialità?
In Italia, nonostante la professione del truccatore sia largamente esercitata sia in ambito audiovisivo che privato, essa non gode ancora di un riconoscimento ufficiale e uniforme a livello nazionale. A differenza di estetisti e parrucchieri, regolamentati da codici di riferimento chiari e protocolli di sicurezza operativa e igienica ben definiti, i truccatori non dispongono nemmeno di un codice ATECO specifico che ne disciplini l’attività anche dal punto di vista fiscale. Il paradosso è evidente: la professione è riconosciuta di fatto e largamente praticata, ma non è tutelata né regolamentata con la stessa precisione di altre figure che operano in settori affini.
Tuttavia, questo non significa che la professione del truccatore sia priva di riferimenti normativi. Anzi, le normative regionali, comprese le disposizioni delle ASL, offrono strumenti concreti a cui attenersi, soprattutto in materia di igiene e sicurezza. Chi opera come truccatore deve quindi fare riferimento ai regolamenti previsti per le attività estetiche, che includono norme specifiche a tutela della salute del cliente, in particolare nei contesti che prevedono un contatto fisico diretto.
Non ci sono scuse per chi ignora o trascura questi aspetti: la regolamentazione esiste e va rispettata. Le singole Regioni italiane, infatti, offrono percorsi di qualificazione professionale per figure come il truccatore, inseriti all’interno del Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF). Ogni Regione adotta un proprio percorso, con contenuti e moduli specifici, ma tutti condividono un principio comune: tra le unità di competenza da acquisire per ottenere una qualifica, come quella di truccatore audiovisivo o artistico, è sempre presente una sezione dedicata ai protocolli igienico-sanitari da adottare durante lo svolgimento della professione.
Questi elementi dimostrano che la mancanza di un inquadramento nazionale non equivale a un vuoto normativo totale: esistono linee guida precise, e il rispetto delle norme igieniche deve essere considerato un requisito imprescindibile per ogni professionista serio del settore.
Ciò che risulta ancor più sorprendente e problematico è la persistente assenza di controlli effettivi e di regolamentazioni attuative nei backstage delle produzioni televisive, cinematografiche e teatrali italiane. Nonostante esistano riferimenti normativi regionali e percorsi formativi che includono moduli specifici sull’igiene e l’etica professionale, in questi contesti manca una reale applicazione e verifica delle norme. È anacronistico che un settore così esposto e rilevante per l’immagine pubblica continui a operare senza linee guida operative uniformi, esponendo clienti e operatori a rischi evitabili e compromettendo la qualità e la credibilità della professione.
Ogni volta che un truccatore sminuisce l’importanza dell’igiene, magari con battutine o atteggiamenti da saputello, sta dicendo chiaramente una cosa: della salute delle persone non gliene importa nulla. E chi ragiona così non è solo un pessimo professionista, è un irresponsabile. Continuare a tollerare servizi make-up effettuati con l'uso delle mani nude e unghie lunghe, pennelli sporchi, prodotti condivisi senza criterio, significa accettare una cultura dell’improvvisazione e della sciatteria. Basta con i "ma io lo faccio da anni" o i "non è così grave": sarebbe bello che, come in altri ambienti professionali dove esistono regole da rispettare, anche nei backstage, nelle aule di formazione o in qualsiasi ambiente dove si effettua un servizio make-up, si adottassero standard chiari, obbligatori e controllabili.
Se non segui le regolamentazioni, sei fuori. Punto.
Se non rispetti le regole basilari dell’igiene, sei fuori. Punto.


