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L'influenza del marketing sul linguaggio del make-up: quando le accademie di trucco superano la soglia della credibilità.

  • Immagine del redattore: carlabelloni
    carlabelloni
  • 1 set 2024
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 19 giu

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Negli ultimi anni, il mondo del beauty si è trasformato in un vero e proprio laboratorio creativo, dove gli influencer di tutto il mondo inventano e diffondono nuove tecniche di trucco con una rapidità impressionante. Tuttavia, insieme a queste innovazioni, è emersa una tendenza curiosa: l'uso di nomi sempre più bizzarri e spesso fuorvianti per descrivere le nuove tecniche applicative. Da "boyfriend blush" a "dolphin skin" e "soap brows", questi nomi non solo attraggono l'attenzione del pubblico, ma sollevano anche interrogativi sulla direzione che sta prendendo il linguaggio del beauty. Il fenomeno dei nomi assurdi per le tecniche di makeup è strettamente legato alla necessità di differenziarsi in un mercato estremamente competitivo. In un'epoca in cui il content marketing regna sovrano, le influencer sono costantemente alla ricerca di modi per far risaltare i loro contenuti. Un nome accattivante e curioso può fare la differenza tra un post che si perde nel flusso infinito di Instagram e uno che diventa virale. Il "boyfriend blush", ad esempio, è una tecnica di applicazione del fard che si concentra sulle guance, creando un effetto arrossato e naturale, come se fosse stato causato da un bacio o una carezza affettuosa del proprio partner. Nonostante il nome possa sembrare simpatico (secondo il mio parere è terrificante!), è evidente che l'etichetta scelta abbia poco a che fare con la tecnica stessa, ma piuttosto con un'idea evocativa che attira curiosità e click.


Quando il Nome Supera il Contenuto

Il problema con questi nomi stravaganti è che spesso oscurano il contenuto effettivo della tecnica. In molti casi, si tratta di già note metodologie di trucco rivisitate o di pratiche già esistenti. Ad esempio, il "dolphin skin", che promette una pelle liscia e luminosa come quella di un delfino, altro non è che l'applicazione di un fondotinta glow su una base ben idratata con al suo interno umettanti per ottenere un effetto dewy (luminoso e fresco). Tuttavia, il nome "dolphin skin" suona molto più esotico e intrigante, attirando un pubblico desideroso di sperimentare una novità, anche se questa novità è in realtà solo un rebranding di qualcosa di ben noto. Questa tendenza non solo contribuisce a creare confusione tra i truccatori professionisti e non, ma può anche portare a una sorta di "saturazione" del linguaggio del makeup, dove tutto sembra nuovo e rivoluzionario, anche quando non lo è. In un certo senso, si potrebbe dire che il nome diventa più importante della tecnica stessa, portando il focus dalla pratica all'etichetta.


L'Impatto sulla formazione

L'effetto di questa proliferazione di nomi eccentrici nel mondo del beauty è complesso e presenta due facce della medaglia. Da un lato, questi nomi stimolano la curiosità e spingono le persone a sperimentare con il trucco, il che è positivo in un settore che celebra la creatività e l'espressione personale. Attraverso questi termini, si invita il pubblico a esplorare nuove tecniche e a vedere il trucco come una forma in continua evoluzione. Questo aspetto è senza dubbio positivo, poiché incoraggia l'innovazione e la sperimentazione, elementi fondamentali in un ambito che valorizza l'unicità e la libertà di espressione. Dall'altro lato, però, questa tendenza alimenta una cultura del beauty sempre più dominata dal marketing e dalla superficie piuttosto che dalla sostanza. I nomi fantasiosi spesso nascondono tecniche basi ben consolidate, presentandole come rivoluzionarie per attirare l'attenzione. La vera preoccupazione emerge quando le accademie di formazione decidono di cavalcare l'onda di queste pseudo tecniche, integrandole nei propri programmi didattici e contenuti divulgativi. Per attirare più studenti e incrementare il numero di iscrizioni, queste istituzioni creano nomi ad hoc, sfruttando l'ignoranza generale di chi si avvicina a un centro di formazione. Sapendo che certi termini sono diventati virali e molto seguiti, queste accademie ingannano i loro potenziali allievi, facendoli credere che tali tecniche siano realmente innovative e indispensabili. In realtà, spesso si tratta di semplici tecniche di base mascherate da novità assolute, utilizzate come strumenti di marketing per lucrare su chi è meno informato. Se queste pseudo tecniche vengono inserite nei programmi didattici, questo può creare un effetto negativo, gli allievi quando terminano il percorso di studi finiscono per credere di dover costantemente aggiornare il proprio tecnicismo per rimanere al passo con le tendenze, generando una sorta di ansia da prestazione e ricerca spasmodica di perseguire corsi su corsi. Questa confusione può  portare a un'erosione della conoscenza tecnica e a un maggiore senso di inadeguatezza. In questo scenario, il trucco non è più solo un atto professionale o creativo, ma diventa una corsa continua per stare al passo con i dettami degli influencer più seguiti, trasformando una forma professionale in una competizione basata su apparenze e novità effimere.

Un'accademia seria dovrebbe prendere le distanze da certi trend, non per atteggiarsi a snob nei confronti di una corrente estetica, ma perché questi fenomeni risultano estranei al rigore tecnico e ai contenuti che una realtà formativa è chiamata a trasmettere. La coerenza e la serietà di un'istituzione formativa non sono optional: devono essere valori fondanti, visibili e difesi con determinazione per risultare realmente credibili.


Una Riflessione sul Futuro della formazione

Di fronte a questa tendenza, è importante riflettere sul ruolo che il linguaggio e il marketing dovrebbero avere nel mondo della formazione beauty. Mentre è innegabile che la creatività e l'innovazione siano elementi fondamentali di questo settore, c'è anche la necessità di mantenere un certo grado di trasparenza e onestà nei confronti dell’allievo. I nomi accattivanti e assurdi possono essere divertenti e attirare l'attenzione sui social, ma non dovrebbero mai sostituire una spiegazione chiara e comprensibile delle tecniche di trucco all’interno di un’accademia. Gli influencer e i creatori di contenuti hanno una grande responsabilità nel formare le percezioni e le pratiche di bellezza delle loro follower. Pertanto, un docente o l'accademia, al contrario, dovrebbe bilanciare la creatività con l'integrità, assicurandosi che i loro allievi capiscono non solo come applicare una certa tecnica, ma anche perché e in che modo essa si puo’ modificare per avere qualsiasi effetto si voglia ottenere. In definitiva, il mondo dei social ha bisogno di nomi che ispirino e incuriosiscono, ma allo stesso tempo, una scuola di formazione, deve avere rispetto della sua utenza e di conseguenza promuovere una cultura del make-up basata sulla conoscenza e sulla consapevolezza, piuttosto che su etichette stravaganti e superficiali. 


Consiglio ai futuri studenti

Se hai deciso di intraprendere un corso formativo nel mondo del trucco audiovisivo, ti consiglio di farlo con una mente aperta e critica. È fondamentale riconoscere l'influenza che il marketing nel settore beauty esercita sulla cultura popolare e di essere consapevole di come questo possa plasmare le nostre percezioni. Se ti accorgi che nella loro comunicazione, sia divulgativa che orientativa, adottano termini o tecniche dettate dai trend social, fermati un attimo e rifletti. Presta molta attenzione a come il centro di formazione si posiziona rispetto a queste dinamiche: un'istituzione seria dovrebbe educarti a sviluppare un senso critico e a mantenere una distanza sana da imposizioni superficiali. L'istituto deve essere coerente nel linguaggio divulgativo e negli obiettivi formativi che propone, dovrebbe fornirti la preparazione necessaria per lavorare in ambiti audiovisivi come cinema, teatro e simili.


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