L’evoluzione del termine "fard" in "blush" un cambiamento da ricordare
- carlabelloni

- 26 mar
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 20 ago

Nel mondo della cosmetica, la terminologia è in continua evoluzione, influenzata dalle tendenze globali, dall’industria della moda e dai media. Un esempio significativo di questo cambiamento è il passaggio dal termine "fard" a "blush" per indicare il cosmetico utilizzato per colorare le guance. Sebbene oggi "blush" sia il termine più comunemente usato, è importante che i professionisti del settore conoscano anche la sua denominazione originaria e la sua evoluzione nel tempo.
In questo articolo non approfondiremo la storia del cosmetico in sé, ma è fondamentale sottolineare che esistono numerosi testi e libri che trattano diffusamente l'argomento. Per un truccatore, è essenziale guardare al futuro senza dimenticare completamente il passato, poiché la conoscenza delle radici del settore può arricchire il proprio approccio professionale.
Le origini del termine "fard"
Il termine fard ha origini francesi perché deriva dal verbo farder, che significa "truccare" o "camuffare", e si è affermato nel linguaggio cosmetico attraverso l’influenza della moda e della bellezza francese, storicamente un punto di riferimento nel settore. Tuttavia, la pratica di colorare le guance con pigmenti naturali risale all'antichità: gli Egizi, i Romani e altre civiltà già utilizzavano sostanze minerali o vegetali per questo scopo. I francesi, soprattutto tra il XVII e il XVIII secolo, hanno raffinato l’uso del make-up e ne hanno codificato il linguaggio, contribuendo alla diffusione del termine fard nei secoli successivi.
In Italia, per decenni, è stato il termine principale per indicare il prodotto che dona un aspetto più sano e luminoso al viso. Le pubblicità, i manuali di trucco e i professionisti del make-up hanno utilizzato "fard" fino a pochi anni fa.
L’affermazione del termine "blush"
In questi ultimi anni, con l’influenza sempre maggiore del mercato cosmetico anglosassone, si è assistito a una progressiva sostituzione del termine fard con blush, parola inglese che significa "arrossire". Il cambiamento è stato accelerato dall’arrivo di marchi americani e internazionali, dall’ascesa dei social media e dalla crescente popolarità di tutorial di trucco in lingua inglese.
Oggi, blush è il termine più utilizzato sia nei negozi di cosmetica che nei contesti professionali, mentre fard è rimasto in uso soprattutto tra le generazioni più adulte o nei riferimenti storici alla cosmetica.
Perché ricordare il termine "fard"?
Quando sento un truccatore o un esperto beauty usare il termine fard, ne comprendo subito il rispetto e la profonda conoscenza del mondo e della storia della cosmetica. Non è giusto considerare questo termine superato, ma piuttosto valorizzarlo e mantenerne vivo l'uso, affinché non venga dimenticato.
Nonostante l’adozione di "blush", è fondamentale che i futuri make-up artist e gli appassionati di cosmetica conoscano anche il termine originale. Questo permette di:
Comprendere la storia del make-up: La conoscenza delle terminologie passate aiuta a costruire una base culturale più solida.
Interpretare correttamente testi e manuali di trucco: Molti libri e riviste del settore usano ancora "fard".
Comunicare con una clientela eterogenea: Alcuni clienti potrebbero continuare a riferirsi al prodotto come fard.
Valorizzare la tradizione cosmetica europea: Il termine fard è stato a lungo usato nei contesti professionali italiani e francesi, e la sua conoscenza mantiene vivo un legame con la cultura della bellezza europea.
Considerazioni Personali
L’evoluzione del linguaggio riflette i cambiamenti culturali e commerciali, ma non deve farci dimenticare le radici della cosmetica. Per i professionisti del settore, conoscere sia fard che blush non è solo una questione di terminologia, ma anche di consapevolezza storica e di comunicazione efficace con il pubblico. Preservare la memoria dei termini passati significa valorizzare la storia e l’identità del make-up, senza perdere di vista le nuove tendenze internazionali. Capita spesso di sentire truccatori correggere clienti, allievi o conoscenti che usano il termine fard, spiegando con enfasi quello che oggi si dice blush. Sostengono che fard sia un termine superato, antiquato e fuori moda, ma così facendo, finiscono per suggerire implicitamente che anche chi lo utilizza sia "datato". In realtà, tra le due parti, è il truccatore a commettere un errore: atteggiandosi da esperto, dimostra invece una scarsa conoscenza della storia del cosmetico e una mancanza di rispetto per la sua evoluzione linguistica. Dire fard o blush è la stessa cosa e non dovrebbe suscitare alcun stupore né creare un senso di inadeguatezza in chi lo utilizza. Personalmente preferisco utilizzare il termine fard, non perché sia antiquata, ma perché, in qualità di docente di make-up, ritengo importante rispettare e valorizzare la storia del cosmetico. E’ come chiamare pellicola un film, anziché contenuto digitale: il primo rappresenta le radici e la storia, il secondo è il frutto del marketing e dell’evoluzione commerciale. Non mi piace l’idea che secoli di tradizione vengano messi da parte per mere strategie di marketing, spesso basate su logiche effimere.


