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GLOSSARIO DISFUNZIONALE “Texture”

  • Immagine del redattore: carlabelloni
    carlabelloni
  • 8 apr
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 12 giu


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Premessa: cosa intendiamo oggi per “texture”?

Nel linguaggio comune della cosmetica contemporanea, la parola texture è diventata onnipresente.

Viene utilizzata per descrivere prodotti skincare, fondotinta, rossetti, ombretti… ma cosa intendiamo davvero quando parliamo di texture? E soprattutto: lo stiamo usando in modo corretto?

Il termine texture deriva dal latino textura, che significa “intreccio” o “struttura”.

In origine, la parola si riferiva a un insieme ordinato di elementi intrecciati, ed è in questo senso che è stata adottata anche dalla dermatologia: la texture della pelle è la sua superficie, la sua struttura visibile e tattile, liscia, ruvida, regolare o irregolare che sia.

Nel lessico cosmetico, però, texture ha assunto un significato sempre più generico e spesso improprio, diventando sinonimo di consistenza o sensazione applicativa.

Un uso che, pur diffuso, rischia di introdurre ambiguità concettuali e tecniche, specialmente nei contesti professionali della formazione e del trucco.

Questa deriva semantica, pur efficace sul piano commerciale, genera un cortocircuito comunicativo.

È quindi necessario tornare alla radice del termine per ridefinirne l’uso con maggiore rigore.


La texture appartiene alla pelle, non al prodotto

In dermatologia, texture è un termine tecnico preciso.

Indica le caratteristiche tattili e visive della superficie cutanea.

La pelle di un neonato, ad esempio, ha una texture liscia, morbida, setosa.

Quella di una persona anziana può apparire rugosa, secca, sottile, avvizzita.

Questi aspetti definiscono la struttura cutanea e sono percepibili sia visivamente che al tatto.

Parlare della texture di un cosmetico, invece, è una forzatura concettuale.

Un prodotto non ha una texture, semmai una consistenza (fluida, cremosa, cerosa, polverosa) e una densità (più o meno liquida, solida, compatta, densa).

Questi termini descrivono con precisione le caratteristiche fisiche del cosmetico stesso, prima dell’applicazione.

Dire che un fondotinta ha una texture setosa o impalpabile, senza specificarne la consistenza o la densità, non permette a un professionista di visualizzare con chiarezza la natura del prodotto.

Potrebbe trattarsi di un fluido, di una crema compatta o di una polvere micronizzata.

Solo la consistenza, unita eventualmente alla descrizione sensoriale, permette una corretta valutazione.

Nel linguaggio comune e pubblicitario, texture è spesso impiegato per descrivere la consistenza di un cosmetico, dimenticando che queste definizioni non descrivono il prodotto in sé, ma la sensazione soggettiva che produce dopo l’applicazione sulla pelle.

Tuttavia, la sensazione è relativa alla pelle, che ha la sua propria texture.

Un prodotto, invece, ha una densità e una consistenza, che possono interagire con la texture cutanea in modo più o meno efficace.

Confondere questi due livelli, ciò che appartiene al prodotto e ciò che appartiene alla pelle, è un errore concettuale.

Tanto per essere chiari. Texture e consistenza non sono sinonimi, anche se spesso vengono confusi, soprattutto nel linguaggio pubblicitario e non tecnico.

Ecco una distinzione chiara e utile, specialmente nel contesto cosmetico e dermatologico:

Texture

  • Origine: dal latino textura, intreccio.

  • In dermatologia: indica l’aspetto tattile e visivo della superficie cutanea, liscia, ruvida, irregolare, compatta, ecc.

  • In cosmetica (uso improprio ma diffuso): spesso usato per descrivere la sensazione tattile che il prodotto dà sulla pelle o al tatto (es. "texture vellutata", "texture setosa").

  • Nota importante: la texture appartiene alla pelle, non al prodotto.

Consistenza

  • Definizione tecnica: riguarda lo stato fisico e la struttura interna di un prodotto cosmetico, se è fluido, cremoso, ceroso, in gel, in polvere, ecc.

  • È una proprietà del prodotto prima dell’applicazione.

  • È osservabile e valutabile oggettivamente.

Sensazione tattile

  • Definizione tecnica: è una percezione sensoriale mediata dai recettori cutanei, è la percezione che si prova toccando una superficie o un prodotto: comunica consistenza, temperatura, forma e reazione al contatto, permettendoci di "sentire" con la pelle, prima ancora che con le parole.

  • Sensazioni che si possono comunicare: Setoso, vellutato, morbido, burroso, oleoso, gommoso, scivoloso, gelatinoso, polveroso, ecc.


Un esempio pratico: quando la pelle “parla più del prodotto”

Immaginiamo di applicare lo stesso fondotinta cremoso su due tipi di pelle: quella liscia e compatta di un neonato e quella segnata di una persona anziana.

Il cosmetico ha una consistenza cremosa, ma il risultato finale sarà completamente diverso.

Sulla pelle del neonato, il prodotto si fonde senza alterare l’aspetto uniforme della cute.

Su una pelle matura, al contrario, la stessa formula può depositarsi nelle pieghe e mettere in evidenza la texture irregolare.

Questo esempio dimostra che è la pelle a determinare la resa finale del prodotto, non viceversa.

Il cosmetico si adatta alla texture cutanea, non la modifica in modo permanente.

Può migliorarne temporaneamente l’aspetto, nel caso di formulazioni livellanti, riempitive o otticamente correttive, ma non cambia la sua natura strutturale.

La texture appartiene alla pelle, non al cosmetico.

Applicare lo stesso fondotinta su una pelle liscia e su una pelle segnata non produce lo stesso risultato, perché la struttura cutanea condiziona la resa del prodotto.

Non è il cosmetico ad avere una texture, ma è la sua consistenza a interagire con quella della pelle.


Perché è importante essere precisi: chiarezza e formazione

Nel contesto professionale, la precisione terminologica non è un dettaglio.

È una responsabilità.

Per i professionisti del settore, l’utilizzo corretto dei termini non è una finezza accademica, ma una necessità operativa.

Due gli ambiti in cui l’uso improprio di texture può generare confusione:


1.Formazione teorica

Un docente di make-up deve offrire agli allievi strumenti linguistici chiari.

L’uso improprio del termine texture può confondere la comprensione di concetti fondamentali come la densità, la consistenza cosmetica o la comportabilità del prodotto sulla pelle.

Se non si distingue tra l’aspetto strutturale della pelle e la consistenza fisica del cosmetico, si rischia di alimentare una didattica approssimativa, poco utile in contesti reali e professionali.

Insegnare il make-up richiede chiarezza semantica.

Parlare di texture di un fondotinta senza specificarne la consistenza si rischia di disorientare gli allievi, che non possono visualizzare né prevedere l’effetto finale senza riferimenti tecnici chiari.


2. Comunicazione Operativa

Nel backstage, un capo truccatore deve essere preciso nelle direttive. Dire “usa un fondotinta dalla texture leggera e luminosa” non chiarisce se si tratta di una formula fluida, di una mousse, di un cremoso o di una polvere sottile. Dire “usa un fondotinta fluido, a bassa densità e finish satinato” è invece un’indicazione chiara, tecnica, replicabile.

La terminologia deve essere funzionale all’azione.


L’evoluzione commerciale del termine “texture”

Nel linguaggio promozionale e nel marketing beauty, il termine texture è diventato un passe-partout. Funziona perché comunica una sensazione: “texture setosa”, “texture vellutata”, “texture impalpabile” evocano un’esperienza, più che una caratteristica oggettiva.

In questo contesto, anche se ogni volta che lo sento mi viene l'orticaria, l’uso è comprensibile, ma resta ambiguo.

Un professionista del settore deve saper distinguere tra linguaggio promozionale e linguaggio tecnico. Deve saper “tradurre” una descrizione evocativa in una valutazione concreta: sapere se quel prodotto è a base siliconica, se è facilmente stratificabile, se contiene polveri soft-focus o agenti filmogeni, ecc.

Anche perché, diciamolo, esistono davvero fondotinta che non siano setosi o vellutati?

Aggettivi come questi ormai si sprecano, ma sembrano buoni per qualsiasi prodotto, a prescindere da formula, finish o performance reale.

A cosa servirebbe, in concreto, a un truccatore professionista descrivere la sensazione tattile di un prodotto?

A niente!

Questo conferma quanto il linguaggio del beauty ricorra spesso a una generalizzazione comoda, che annulla le differenze e svuota le parole del loro significato più tecnico e preciso.


Conclusione: non è solo una questione linguistica

Usare correttamente i termini texture, consistenza e densità non è rigorosità concettuale è parte integrante della professionalità nel settore del make-up e della cosmetica.

Significa conoscere ciò che si sta usando, comunicarlo in modo corretto e insegnarlo in modo rigoroso.

In definitiva, la texture è della pelle, i cosmetici hanno una consistenza, una densità e, eventualmente, un effetto sensoriale che può evocare un’esperienza tattile.

Ma se vogliamo davvero formare truccatori preparati e consapevoli, dobbiamo partire da un vocabolario preciso, coerente e responsabile.

Nel mondo della cosmetica e del make-up, dove l’immagine spesso prevale sulla sostanza, serve un ritorno all’accuratezza linguistica.

Riconoscere che “texture”, nei cosmetici make-up, non è sinonimo di consistenza significa ristabilire un confine tra l’esperienza sensoriale e la proprietà tecnica.

Per i truccatori professionisti, questo significa assumersi la responsabilità di usare parole che informano, non che confondono.


"Ci sono termini che, nel make-up professionale, smettono di essere errori: diventano radiografie dell'incompetenza."

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