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FORMA MENTIS. La forma pensa. L’immagine parla.

  • Immagine del redattore: carlabelloni
    carlabelloni
  • 28 apr
  • Tempo di lettura: 3 min


C’è un linguaggio che non ha bisogno di parole. Passa attraverso curvature, spigoli, masse e asimmetrie. Si manifesta nei volumi del volto, ma anche nei capelli, nei copricapi, negli accessori, nei vuoti e nei pieni attorno al corpo. Un linguaggio che arriva prima del significato, lo sentiamo, ci parla, ma non sempre lo sappiamo decifrare. È il linguaggio delle forme e dei volumi, quello che scivola nel campo visivo e genera un'impressione prima ancora che l’immagine venga letta.

"Forma mentis" è una rubrica che si rivolge a chi costruisce personaggi nell’ambito audiovisivo, ma anche a chi, in modo istintivo o inconsapevole, usa il proprio aspetto come racconto. Qui analizzeremo il modo in cui le forme e i volumi, applicati al viso, al capo e al corpo, diventano strumenti narrativi. Costruzioni capaci di comunicare psicologie, tensioni, contesti, vissuti.


Immagine come intenzione visiva

Ogni scelta estetica costruisce un significato. Una linea obliqua, un volume che emerge, una forma che interrompe la simmetria: tutto parla. Della persona, del ruolo che interpreta, del mondo che abita. Nel cinema, nel videoclip, in teatro, nella pubblicità, ogni elemento visivo contribuisce a generare una presenza. E ogni presenza, se pensata, si traduce in visione.

In “Forma Mentis” esploriamo il potere narrativo delle forme e dei volumi applicati al volto, alla testa, al corpo. Analizziamo come ogni dettaglio contribuisca alla costruzione intenzionale dell’identità visiva di un personaggio.

Sarà una lettura trasversale, che attraversa estetica, psicologia, archetipi e visione d’insieme. Un luogo in cui si indagherà come l’immagine costruita di un personaggio possa contenere un mondo interiore, una strategia comunicativa, una posizione identitaria.

Perché ogni forma è già un messaggio. Parla della persona, ma anche di ciò che quella persona sta interpretando, sostenendo o nascondendo. Nell'audiovisivo un volto truccato, un’acconciatura, un ornamento non sono mai neutri. Sono scelta. Sono narrazione.


Forma come significante

Attraverso la semiotica visiva, ogni forma può essere letta come un significante: qualcosa che porta con sé una densità di senso, capace di rimandare a stati interiori, contesti culturali, identità e intenzioni. Una linea, una rotondità, una verticalità, un’asimmetria: ciascun elemento agisce come struttura simbolica, capace di evocare, anche inconsapevolmente ruoli, energie, dinamiche di potere, memorie collettive.

Nel volto, nei capelli, nel corpo e nei suoi ornamenti, le scelte formali non sono mai neutre: ogni costruzione visiva è già un enunciato, un’affermazione sul personaggio, sulla scena, sull’epoca o sulla condizione che si vuole comunicare.


Ogni articolo, una forma. Ogni forma, un racconto.

In ogni uscita, ci concentreremo su una forma e ne osserveremo il potere narrativo su tre livelli:

  1. Ancestrale – che tipo di archetipo o memoria collettiva richiama?  Risponderò a questa domanda con riferimenti a simboli profondi, collettivi, sedimentati nel tempo.

  2. Psicologico – che effetto genera in chi guarda? Come dialoga con l'inconscio? Risponderò a questa domanda esplicando l’impatto percettivo e la risposta emotiva di chi osserva.

  3. Visivo-strutturale – come si applica? Dove? Con che funzione narrativa? Risponderò a questa domanda spiegando l’applicazione pratica nella composizione visiva del personaggio.

Osserveremo come una forma attraversa il volto, si estende ai capelli, si prolunga negli accessori. Come costruisce una presenza scenica. Come può sintetizzare un’emozione o suggerire una distanza. E capiremo anche come una forma possa contenere un personaggio intero, prima ancora che apra bocca. A questi, si intreccia il piano semiotico: la forma come segno che rimanda ad altro, come costruzione che genera senso nella relazione con l’immaginario.


Il corpo come superficie narrativa

In “Forma mentis”, il make-up diventa scultura visiva, l’acconciatura proiezione simbolica, l’accessorio elemento architettonico. Ogni scelta è un frammento di significato che, se posto in relazione con il tutto, compone una figura mentale, una dichiarazione invisibile ma potente.

Non si tratta di bellezza. Né di gusto. Si tratta di costruzione intenzionale.


Per chi costruisce immaginari e li fa parlare

Questa rubrica è dedicata a chi lavora dietro le immagini. A chi ha il compito, spesso invisibile, di dare corpo all’intenzione narrativa attraverso la forma. A chi sa che un personaggio non inizia dalla sceneggiatura, ma dal modo in cui appare. E dal modo in cui viene letto.

Ma anche a chi osserva con attenzione e capisce che una forma può contenere più verità di un’intera battuta di copione.

Perché anche la mente ha la sua forma. E ogni forma, se pensata, è già una visione.

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