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DOCERE. Una rubrica sulla postura etica del docente

  • Immagine del redattore: carlabelloni
    carlabelloni
  • 18 nov 2024
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 20 ago

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Insegnare non è mai stato un esercizio neutro. È un atto di responsabilità, di presenza, di misura. È il modo in cui un essere umano si mette a servizio della crescita di un altro senza colonizzarne il percorso. Eppure, nel mondo della formazione, soprattutto nei contesti in cui l’artigianalità, l’identità e l’espressione personale si intrecciano, come nel make-up, capita spesso che la figura del docente smarrisca il proprio posto, confondendo la guida con il protagonismo, la cura con il controllo, l’incoraggiamento con il possesso.

DOCERE nasce da una necessità: ripensare il ruolo del docente, liberarlo dalle retoriche narcisistiche, e restituirgli il suo significato originario. Docere, dal latino, significa "mostrare", "far vedere", "rendere visibile". Non "prendersi", non "essere orgogliosi di", non "sostituirsi a". Mostrare, con l’esempio, con la coerenza, con la capacità di lasciare spazio all’altro.

Questa rubrica non intende offrire formule pedagogiche né regole da manuale. Vuole piuttosto aprire uno sguardo critico su certe espressioni, posture, abitudini diffuse che pur sembrando affettuose o coinvolgenti tradiscono un bisogno di conferma, una mancanza di equilibrio, o un'identità professionale non ancora risolta.

Si parlerà di linguaggio, perché le parole che un docente usa plasmano il modo in cui un allievo si percepisce.

Si parlerà di dinamiche di potere, perché anche nel mondo dell’estetica si insinuano gerarchie invisibili. Si parlerà di etica, perché educare, se non è gesto etico, non è nulla.

DOCERE è uno spazio per chi insegna e ha il coraggio di interrogarsi.

Per chi forma altri professionisti senza aver bisogno di possederli.

Per chi sa che un buon docente non si mette al centro della scena.

Illumina il palco, poi si fa da parte.

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