Cosa rende un formatore di Make-up veramente efficace? Ha più valore l'esperienza nei backstage o la conoscenza?
- carlabelloni

- 1 apr
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 10 mag

Nel mondo della formazione make-up, è piuttosto comune vedere la reputazione di un formatore basarsi quasi esclusivamente sulla sua esperienza diretta nei backstage.
Lavorare dietro le quinte di sfilate di moda, set fotografici, produzioni cinematografiche o teatrali è certamente un’esperienza preziosa e formativa, ma non è sufficiente per qualificare un truccatore come un buon docente.
L’esperienza nei backstage offre una conoscenza pratica delle dinamiche del settore, come la gestione del tempo, la capacità di lavorare sotto pressione, affinamento del tecnicismo in funzione del risultato atteso e la versatilità nell'adattarsi a esigenze diverse.
Tuttavia, queste competenze maturano più sul piano operativo che su quello concettuale o teorico.
Un bravo formatore non è solo un tecnico capace, ma una persona con un’approfondita comprensione delle materie, che ha investito tempo ed energie nello studio e nel collegamento concettuale tra tecniche, conoscenze, strumenti e risultati.
La formazione professionale richiede una conoscenza accurata di vari aspetti teorici del trucco: la fisica della luce, la teoria dei colori, il linguaggio non verbale delle forme e dei colori, la morfologia dei volti, la storia del teatro del cinema e dell’estetica, conoscenza degli elementi chiave per la caratterizzazione del personaggio, solo per citarne alcuni.
Questi argomenti sono essenziali per insegnare a un allievo non solo come applicare una tecnica, ma soprattutto perché farlo in un determinato contesto e quali effetti visivi e comunicativi può ottenere.
Un formatore che ha approfondito questi temi è in grado di spiegare in modo chiaro e logico le ragioni dietro ogni gesto, dando agli allievi strumenti cognitivi per affrontare situazioni diverse e in evoluzione.
D’altro canto, non tutti i truccatori con una lunga esperienza nei backstage possiedono questa preparazione.
Spesso, queste figure finiscono per replicare nelle loro lezioni quello che hanno appreso direttamente sul campo, senza la capacità di spiegare i processi sottostanti. Può succedere che la loro formazione risulta essere una mera trasmissione di conoscenza operativa, che non stimola la crescita intellettuale dell’allievo e non lo rende capace di affrontare autonomamente situazioni nuove o complesse.
Un buon docente, invece, deve avere una serie di competenze didattiche che vanno oltre la semplice trasmissione delle tecniche.
La capacità di comunicare in modo efficiente e chiaro è fondamentale, così come la capacità di entrare in empatia con lo studente, comprendendo le sue difficoltà e i suoi punti di forza. Inoltre, deve essere in grado di strutturare un percorso di apprendimento progressivo che porti l’allievo a evolvere, combinando aspetti teorici e pratici per garantire un apprendimento completo.
Un altro aspetto cruciale è la capacità di far comprendere il perché di ogni tecnica.
Non basta sapere come applicare il trucco per una sfilata o un set cinematografico; bisogna anche capire l’effetto che si desidera ottenere in funzione delle luci, della caratterizzazione del personaggio e del messaggio non verbale che si intende trasmettere.
Un formatore che ha studiato questi aspetti saprà insegnare non solo la pratica, ma anche le motivazioni artistiche e funzionali che le rendono efficaci.
Scegliere di essere un formatore è un atto di responsabilità: significa dedicare la propria vita professionale allo studio costante e alla ricerca del metodo più efficace per trasmettere conoscenze e competenze.
È una scelta consapevole e profonda, che non può essere sminuita da chi misura il valore solo con la presenza assidua nei backstage, anche perché, prima di essere formatori, si è sempre truccatori: l’esperienza è già parte integrante del percorso di chi sceglie di formare, e non dimentichiamo che spesso sono proprio i formatori ad accompagnare gli allievi negli stage offerti durante la formazione, quindi tutt’altro che estranei all’esperienza diretta.
Entrambe le dimensioni, quella della formazione e quella operativa, richiedono dedizione totale, e non si possono improvvisare né gestire superficialmente.
Accade spesso che le accademie si affidino a professionisti di grande rilievo, le grandi Maestranze, impegnati attivamente nei backstage, e soltanto a corso avviato, giustifichino la loro limitata presenza in aula perché molto affaccendati.
Questo aspetto solleva una riflessione importante: in alcuni casi, tali figure vengono impiegate più come elemento di richiamo che come reale presidio formativo continuativo.
Parliamoci chiaro: quando si parla di professionisti di grande rilievo, quelli che io chiamo Maestranze, ci si riferisce a figure che vantano nomination agli Oscar o ai David di Donatello, firmano editoriali per riviste di moda internazionali o contribuiscono alla creazione di personaggi iconici in importanti produzioni cinematografiche o progetti di caratterizzazione Teatrale di altissimo profilo.
Un professionista di comprovato prestigio, protagonista nei contesti audiovisivi d’eccellenza, può trasformare le pause tra un backstage e l’altro in preziose occasioni formative attraverso Masterclass esclusive: momenti formativi intensi e preziosi, in cui l’allievo entra in contatto non solo con tecniche progettuali e procedure, ma con l’emozione viva del mestiere, quella che si respira dietro le quinte.
Un’occasione per vivere da vicino la parte pratica messa in atto, comprendere le dinamiche con le altre figure professionali coinvolte, assorbire metodi, ideazioni, ritmi e organizzazione reale del lavoro.
Esperienze autentiche, cariche di valore e umanità irripetibili, che lasciano il segno e nutrono il desiderio profondo di far parte di quel mondo.
È questo il livello di eccellenza riconosciuta di cui possiamo realmente parlare come ‘straordinario’.
Tutti gli altri, e parliamo della maggior parte, pur vantando una considerevole esperienza nei backstage, condividono un background solido ma comune, maturato nei set audiovisivi, teatrali o televisivi.
Sono professionisti stimabili e preparati, in grado di trasmettere fedelmente ciò che hanno vissuto sul campo. Tuttavia, questo non sempre si traduce in un valore aggiunto per la formazione: la capacità di trasformare l’esperienza in conoscenza strutturata richiede competenze specifiche che non tutti posseggono.
Ed è per questo che non dovrebbero essere mitizzati né considerati l’unico parametro di eccellenza formativa.
Smettiamola di screditare ciò che non si conosce e, soprattutto, smettiamola di valutare la qualità dei docenti solo per il loro lavoro sul set: la formazione è un mestiere a sé, il valore reale solo quando viene messo al servizio dell’apprendimento, non usato come specchietto per le allodole.
In conclusione, basare la valutazione di un formatore di make-up solo sulla sua esperienza diretta nei backstage è limitante. La vera qualità formativa si trova in una profonda conoscenza teorica, unita alla capacità di comunicare in maniera empatica ed efficace, costruendo programmi didattici che preparano l’allievo non solo dal punto di vista tecnico, ma anche concettuale. Solo così si può formare un professionista realmente completo. Basta continuare a perpetuare una confusione di ruoli che, oltre a svilire la figura dell’insegnante, alimenta una didattica fragile e priva di fondamenti. Il backstage, da solo, non basta!
Consentitemi di portarvi un esempio tratto da un ambito diverso, al fine di chiarire meglio il concetto: se un'accademia di formazione per aspiranti produttori agricoli propone corsi di specializzazione sulla pianificazione e gestione di una coltivazione di nocciole, a chi dovrebbe affidare la docenza? A un ingegnere agrario o a un agricoltore esperto che conosce direttamente sul campo l'uso dei macchinari e le tecniche di potatura?
Ritengo che la risposta sia piuttosto evidente: l’ingegnere agrario non solo possiede una conoscenza approfondita delle tecniche di potatura e dei macchinari più adatti per la lavorazione del terreno e la raccolta, ma è anche in grado di fornire agli studenti strumenti analitici e progettuali fondamentali. Parliamo di competenze come il calcolo della resa e della produttività, la scelta dei fertilizzanti più idonei in base alle colture, l’analisi dei suoli, la valutazione delle aree più favorevoli alla coltivazione e la pianificazione agronomica a medio-lungo termine e tanto, tanto altro ancora.


