top of page

Critica al truccatore che denuncia metodi didattici obsoleti: retorica senza contenuto?

  • Immagine del redattore: carlabelloni
    carlabelloni
  • 15 dic 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 9 mag


ree

Nel mondo del trucco, come in qualsiasi ambito professionale, la didattica è spesso un terreno di discussione. Tuttavia, quando un singolo truccatore espone pubblicamente critiche verso metodi “obsoleti” o approcci didattici che non rispecchiano le esigenze moderne, senza fornire dettagli o proposte concrete, si rischia di alimentare una retorica che manca di sostanza e utilità. 


Accuse generiche e mancanza di chiarezza

Le affermazioni del truccatore possono apparire condivisibili a prima vista, perché la necessità di aggiornare e adattare la didattica è una realtà indiscutibile. Tuttavia, sorgono alcuni interrogativi fondamentali:  

  • Quali sono i metodi obsoleti?

    Il truccatore si limita a criticare senza mai specificare quali siano, nello specifico, i metodi che considera superati. Si parla forse di tecniche datate? Di una struttura didattica troppo rigida? O dell’assenza di un approccio più interattivo? Senza chiarimenti, queste accuse restano nel limbo della retorica.

  • Quali sono le esigenze odierne? 

    Si fa spesso riferimento alle “esigenze di oggi”, ma quali sono? Maggiore attenzione ai social media? Integrazione di strumenti tecnologici? Approcci personalizzati agli studenti? Senza definire queste necessità, è impossibile valutare la validità della critica.

  • Cosa si intende per linguaggio moderno?

    Anche il termine “linguaggio moderno” è un’espressione ambigua. Riguarda il modo di comunicare con gli studenti? L’adattamento ai trend del mercato? Nuove modalità di apprendimento? L’assenza di dettagli rende questa critica un esercizio retorico, più che un contributo costruttivo.


Perché non fornire esempi concreti?

Esporre pubblicamente critiche senza supportarle con esempi chiari o proposte concrete è una scelta che solleva dubbi sulla reale volontà di cambiare le cose. Forse perché:

  • È più semplice criticare che proporre: Dare forma a soluzioni richiede tempo, esperienza e competenza. Criticare, invece, può essere fatto in modo rapido e senza particolari conseguenze.

  • Le critiche generiche attirano più attenzione: Affermazioni vaghe e provocatorie generano spesso discussione e consenso immediato, specialmente sui social, ma non aiutano a costruire un dibattito serio.

  • Mancanza di trasparenza: Dettagliare le critiche comporterebbe un confronto diretto con chi si sente chiamato in causa, che potrebbe rispondere con argomentazioni valide.


Chi risponde è un rosicone o un miserabile?

Un aspetto particolarmente fastidioso di questa dinamica è che chi prova a rispondere alle accuse viene spesso etichettato come “rosicone” o peggio ancora “ho provato tenerezza”. 

La frase "Ho provato tanta tenerezza", a prima vista, può sembrare empatica, ma in questo caso, nasconde una sottile sfumatura di superiorità che trasforma la comprensione in pietismo e l'empatia in una forma di commiserazione. In effetti, questa espressione può essere percepita come una maschera gentile per etichettare l'altra persona come fragile o, peggio, come un miserabile. Questo atteggiamento non solo chiude ogni possibilità di confronto, ma crea un clima tossico, in cui il dissenso viene percepito come invidia o debolezza. È paradossale che chi critica pubblicamente si senta autorizzato a farlo senza temere ritorsioni, mentre chi prova a replicare viene delegittimato con etichette semplicistiche.


Criticare è legittimo, ma deve essere costruttivo

La critica, per essere utile e credibile, deve soddisfare alcune condizioni fondamentali:  

  • Essere supportata da esempi concreti: Indicare i metodi specifici che si ritengono obsoleti, spiegando perché non funzionano.  

  • Proporre alternative valide: La critica deve accompagnarsi a soluzioni praticabili.  

  • Essere aperta al confronto: Chi espone un’opinione pubblica deve essere pronto a discuterne, accettando anche il dissenso.  


La retorica senza contenuto non serve a nessuno.

Il truccatore che solleva critiche senza fornire dettagli o proposte rischia di contribuire solo al rumore di fondo, senza portare alcun valore reale al settore. La didattica, come il trucco, richiede precisione, cura e rispetto per chi ne fa parte. Criticare è facile, ma costruire un dibattito serio e proporre soluzioni richiede coraggio e competenza. E chi decide di rispondere a queste critiche ha tutto il diritto di farlo, senza essere etichettato come “rosicone” o “miserabile”.


bottom of page